Nomina dei responsabili entro il 1 luglio 2024 e definizione dei MOG entro il 31 agosto, in arrivo altra burocrazia…

Premessa

Entro il 1° luglio 2024, tutte le associazioni e società sportive dovranno nominare un responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni nei confronti dei minori, come richiesto dall’art. 33 del D.lgs. 36/21. In attesa di un decreto specifico, la Delibera CONI n. 255 del 25 luglio 2023 stabilisce lo stesso obbligo.

Questo responsabile avrà il compito di prevenire e contrastare abusi e violenze, proteggendo l’integrità psichica e fisica degli atleti, vigilando sull’adozione di modelli e codici di condotta e fungendo da referente per segnalazioni. Le funzioni e la nomina saranno disciplinate da modelli organizzativi (MOG), garantendo autonomia e indipendenza del responsabile. Il responsabile deve avere competenze specifiche, essere preparato e aggiornato, e presentare un certificato penale del casellario giudiziale. I sodalizi sportivi dovranno comunicare la nomina all’organismo affiliante e informare soci e tesserati, garantendo la visibilità delle modalità di contatto per segnalazioni.

L’art. 16 del D.Lgs. 39/2021 obbliga le Federazioni Sportive Nazionali a creare Linee guida per modelli organizzativi e codici di condotta a tutela dei minori e contro molestie, violenza di genere e discriminazioni. Le Associazioni e Società sportive affiliate devono adeguarsi entro 12 mesi dalla comunicazione di queste Linee guida. Gli affiliati a più organismi seguono le Linee guida di uno solo, comunicandolo agli altri enti. Le Linee guida, spesso pubblicate il 31 agosto 2023, impongono un termine di adeguamento generalmente al 31 agosto 2024.

I modelli organizzativi e i codici di condotta devono prevenire abusi e violenze, stabilendo obblighi e buone pratiche per un ambiente sportivo sano e inclusivo. Questi documenti, destinati a tutti i membri del sodalizio, devono essere personalizzati e aggiornati almeno ogni quattro anni. La loro adozione può essere deliberata dall’organo amministrativo del sodalizio e deve essere pubblicata per garantirne la massima conoscibilità. Le associazioni sportive devono inoltre informare i tesserati e i responsabili federali delle politiche di safeguarding. In caso di mancata adozione o inadeguatezza dei MOG, le società possono affrontare sanzioni disciplinari e responsabilità per eventuali abusi o discriminazioni. Un modello ben implementato può limitare la responsabilità dei dirigenti sportivi.

Predisposizione di MOG e codice di condotta

Prima di redigere il Modello Organizzativo di Gestione (MOG), è fondamentale identificare correttamente l’organo sociale competente. Normalmente, la responsabilità di predisporre il MOG spetta all’Organo Amministrativo del sodalizio (Consiglio Direttivo o Consiglio di Amministrazione). Tuttavia, è essenziale verificare lo statuto dell’ente sportivo per determinare se l’approvazione del MOG deve essere demandata all’assemblea dei soci, essendo trattato come regolamento interno. Per le Associazioni Sportive Dilettantistiche (A.S.D.), anche se non obbligatorio dallo statuto, è consigliabile presentare il MOG e il Codice di Condotta all’assemblea dei soci per approvazione o ratifica. Questo passo assicura trasparenza e coinvolgimento dei membri nella gestione e nei processi decisionali del sodalizio.

Considerata la complessità e la delicatezza del tema, è opportuno che Associazioni e Società si avvalgano di un professionista esperto per la predisposizione del MOG e del Codice di Condotta. Le linee guida fornite dagli Organismi di Affiliazione contengono i requisiti minimi necessari per questi documenti. Molte Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e Enti di Promozione Sportiva (EPS) offrono fac-simile e linee guida operative. Questi modelli possono essere utilizzati dalle singole A.S.D. e Società Sportive Dilettantistiche (S.S.D.) dopo averli adattati alla propria realtà specifica.

La redazione del MOG e del Codice di Condotta deve partire da un’analisi dettagliata delle modalità operative della gestione sportiva, considerando aspetti come:

Il tessuto sociale di riferimento è un altro elemento che deve essere attentamente valutato. La presenza di atleti di diverse etnie e culture richiede un’attenzione particolare per affrontare problematiche legate alla scolarizzazione e alla conoscenza della lingua, influenzando i modelli comunicativi adottati. Le Linee Guida devono chiarire le finalità e i principi del MOG e del Codice di Condotta, individuando chiaramente i destinatari (atleti, allenatori, dirigenti, genitori, ecc.). Vanno individuate le condotte rilevanti, come abuso psicologico, fisico, sessuale, molestie, negligenza, incuria, bullismo, comportamenti discriminatori, ecc.

Il MOG deve definire la figura del Responsabile, con caratteristiche e modalità operative di vigilanza, controllo e segnalazione. È necessario dettagliare come diffondere e pubblicare il MOG e informare i soggetti interessati. Il sistema disciplinare deve essere chiaro, con meccanismi sanzionatori per abusi o comportamenti discriminatori. Le sanzioni possono variare da ammonimenti verbali a sospensioni o cessazioni della collaborazione. I codici di condotta devono regolare le modalità operative del sodalizio, come l’uso degli spazi sportivi, gli spogliatoi, l’organizzazione delle trasferte, i doveri dei tesserati e degli istruttori, le modalità comunicative e l’assistenza psicologica.

Una volta predisposti, MOG e Codici di Condotta devono essere diffusi agli interessati. La comunicazione deve essere proattiva e coinvolgente, evidenziando le tutele predisposte per atleti e genitori, rafforzando la fiducia nel sodalizio. La diffusione può avvenire tramite sito web, social media, e-mail, o consegna diretta. L’adozione e l’attuazione efficace del MOG e del Codice di Condotta sono cruciali per garantire un ambiente sportivo sicuro e inclusivo, proteggendo i diritti dei tesserati e limitando le responsabilità del sodalizio. La loro elaborazione e approvazione devono essere condotte con attenzione, professionalità e trasparenza.

La nomina del responsabile

La nomina del Responsabile Safeguarding rappresenta una sfida particolarmente complessa per le società sportive di minori dimensioni, dove le risorse e le competenze interne possono essere limitate. Di seguito, approfondiamo le considerazioni e le possibili soluzioni pratiche per affrontare questa sfida.

È difficile trovare un membro interno che sia adatto al ruolo, senza conflitti di interesse e con la disponibilità ad accettare le responsabilità. Inoltre, il rischio è che la persona scelta accetti superficialmente l’incarico, senza poi svolgerlo correttamente. È poi probabile che la persona individuata chieda un compenso per l’incarico, che comporta responsabilità significative. In questo caso, la remunerazione non compromette necessariamente l’indipendenza, similmente a quanto accade per l’Organo di Controllo o il revisore.

La figura del Responsabile Safeguarding non è generalmente prevista nei mansionari dei lavoratori sportivi. Di conseguenza, se remunerato, dovrà essere inquadrato come lavoratore ordinario o co.co.co. amministrativo gestionale, con tutti gli adempimenti e oneri correlati.

Sebbene idealmente il Responsabile dovrebbe essere autonomo e indipendente, nelle piccole associazioni può essere praticabile la nomina del Presidente o di un consigliere, soprattutto se non hanno un ruolo operativo diretto con gli atleti. La locuzione “possibilmente indipendente e autonomo” presente nelle linee guida di alcune Federazioni consente una certa flessibilità. La conoscenza approfondita dell’organizzazione e la responsabilità rafforzata potrebbero incentivare il Presidente/Consigliere a svolgere diligentemente il ruolo.

Occorrerebbe, quindi, valutare la possibilità di collaborare con un professionista esterno part-time, riducendo i costi e garantendo comunque una supervisione qualificata. Questo professionista potrebbe fornire consulenza e supporto, mentre un membro interno svolgerebbe le attività quotidiane di monitoraggio. Occorrerà inoltre comunicare chiaramente le responsabilità e le aspettative del ruolo a chiunque accetti l’incarico, garantendo che il candidato comprenda l’importanza del suo ruolo e le conseguenze di un’eventuale negligenza. Per quanto complesso, bisognerà anche istituire un sistema di controllo interno per monitorare l’efficacia del Responsabile Safeguarding e prevedere riunioni periodiche di verifica e aggiornamento delle procedure operative.

In conclusione, la nomina del Responsabile Safeguarding nelle realtà sportive di minori dimensioni richiede un approccio pragmatico e flessibile. Sebbene la soluzione ideale preveda un Responsabile autonomo e indipendente, nelle realtà più piccole può essere necessario fare delle eccezioni. La nomina del Presidente o di un consigliere, se ben gestita e con una chiara consapevolezza delle responsabilità, può rappresentare una soluzione praticabile. La formazione adeguata, la supervisione continua e il coinvolgimento attivo di tutta l’organizzazione sono elementi chiave per garantire l’efficacia di questa figura cruciale.

Vincenzo D’Anzica

Dottore Commercialista e Revisore Contabile

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