Vediamo cosa c’è dietro l’opportunità di business del momento: dagli adempimenti burocratici a quelli fiscali
Cos’è Onlyfans?
OnlyFans è un social network con sede a Londra, che offre un servizio di intrattenimento tramite abbonamento a titolo oneroso o gratuito. I creators possono guadagnare denaro dai loro fans sia tramite gli abbonamenti che con i post ed i contenuti a pagamento pubblicati, oltre alla “mance”, raccolte fondi ed altri metodi di guadagno. Il business principale è l’intrattenimento per adulti, ma sono presenti anche altri settori, come la fotografia artistica o il fitness. La piattaforma trattiene il 20% dei guadagni come commissione, lasciando quindi ai performer il restante 80%.
Il fenomeno, una volta di nicchia, è diventato talmente popolare che in molti si improvvisano nella creazione e vendita di contenuti. Ci si chiede dunque se questa attività sia da considerarsi occasionale o professionale, se richieda adempimenti fiscali ed istituzionali o se sia libera. Cominciamo subito col dire che i lauti guadagni di alcune modelle ed influencer hanno aperto gli occhi del fisco su questo metodo di incasso che non può più essere considerato amatoriale ma che ha assunto i veri e propri connotati di un’attività commerciale.
Partita IVA e regime fiscale
L’equivoco più grande è considerare questa attività occasionale solo per sentito dire. La stragrande maggioranza dei creators produce e mette a disposizione con frequenza quotidiana (o quasi) contenuti per i fans. In questo modo è impossibile affermare che l’attività si eserciti sporadicamente o occasionalmente. Ricordiamo che il fisco italiano NON stabilisce soglie minime o massime per determinare l’occasionalità.
Di conseguenza, nella quasi totalità dei casi stiamo parlando di una vera e propria attività di tipo commerciale o professionale. Ed in quanto tale, sarà assoggettata al balzello dell’apertura di una partita IVA.
Si può optare per il regime semplificato standard o per quello forfettario, col secondo che ha una significativa riduzione di adempimenti e formalità e che permette l’assoggettamento ad imposta sostitutiva. Nel regime semplificato è previsto l’adempimento di tutti gli obblighi previsti dalla legge come il versamento di Irpef, addizionali comunali e regionali, liquidazione Iva trimestrale, tenuta dei libri contabili, ecc. Ci concentreremo invece sul regime forfettario, data la sua elasticità e semplicità.
Nel regime forfettario si potrà godere di un’imposta sostitutiva del 15%, che scende al 5% in caso di adozione del regime per il primo quinquennio. Il limite annuo di ricavi per non uscire dal regime è di 85.000 euro, allo stesso tempo chi è dipendente non deve aver incassato redditi lordi da lavoro dipendente per oltre 30.000 euro. Inoltre, si definisce forfettario poiché decurta dai ricavi forfettariamente dei costi in base a dei coefficienti che analizzeremo in seguito.
Oltre alle tasse da versare al fisco, vi è anche l’obbligo di versare i contributi verso la gestione artigiani/commercianti o verso la gestione separata, in base ai codici che andremo a scegliere per la nostra attività.
Infine, ricordiamo che dal 2024 è OBBLIGATORIA anche per i forfettari la fatturazione elettronica, motivo per il quale bisogna dotarsi di una piattaforma di fatturazione elettronica, o in alternativa sfruttare i servizi messi a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, a dire il vero di non facilissima ed intuitiva gestione.
I codici ATECO ed i coefficienti di redditività
Come già detto, è importante scegliere il codice ATECO giusto per la propria attività. I codici più idonei ai creators onlyfans sono i seguenti:
- 59.11.00 – Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi: tale codice è adatto agli streamers ed ai creators di video
- 73.11.02 – Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari: utile per gli influencer e per chi promuove marchi e prodotti
- 85.59.20 – Corsi di formazione e corsi di aggiornamento professionale: consigliato per chi realizza video con scopo di erogare corsi di formazione sui più svariati argomenti
- 96.09.09 – Altre attività di servizi per la persona: codice generico per coloro i quali offrono contenuti di intrattenimento, non solo per adulti
Al fine di evitare contestazioni, è importante scegliere il codice giusto per evitare problemi in caso di accertamenti fiscali. La scelta del codice comporterà anche l’adozione di diversi coefficienti di redditività, ovvero di percentuali da imputare ai ricavi al fine di determinare il reddito netto. In dettaglio, per i codici ATECO consigliati, i coefficienti sono:
- Codice 59.11.00: 67%
- Codice 73.11.02: 78%
- Codice 85.59.20: 78%
- Codice 96.09.09: 67%
I contributi previdenziali
Le gestioni da considerare sono due, ovvero la IVS (gestione artigiani e commercianti) e la Gestione Separata.
La gestione IVS è per i codici 59.11.00 – Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi e 73.11.02 – Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari, per i quali sarà necessaria anche l’iscrizione in Camera di Commercio territorialmente competente. Le aliquote di questa gestione sono pari al 24% per gli Artigiani ed al 24,43% per i Commercianti, partendo dal reddito minimo annuo di 18.415 euro per cui il minimo contributivo sarà di 4.427,04 euro per gli Artigiani e di 4.515,43 euro per i Commercianti.
La Gestione Separata è per i codici 85.59.20 – Corsi di formazione e corsi di aggiornamento professionale e 96.09.09 – Altre attività di servizi per la persona nca, per i quali non è prevista l’iscrizione in Camera di Commercio. L’aliquota è pari al 26,23% del reddito per chi non ha altra forma previdenziale obbligatorio e del 24% per chi invece abbia un’altra gestione previdenziale obbligatoria. A differenza dell’IVS, la Gestione Separata non ha minimi contributivi, per cui si paga sul reddito effettivo al di là del suo ammontare.
La questione IVA
Come anticipato, la società (la Fenix International) che gestisce la piattaforma ha sede nel Regno Unito, soggetto extracomunitario di conseguenza. La Fenix preleva il 20% di tutte le somme versate ai creators, ai quali fattura l’importo corrispondente. Sulla somma così riscossa, la Fenix applica l’IVA a un’aliquota del 20%, che figura nelle fatture che essa emette. Le amministrazioni fiscale e doganale UK, hanno notificato alla Fenix avvisi di accertamento in merito all’IVA dovuta nel periodo 2017-2020, contestando l’obbligo di sottoposizione ad IVA non solo del 20% trattenuto ma anche del restante 80%. Non essendosi ancora compiuta la fase della Brexit, il ricorso è passato alla giurisdizione europea.
La Corte di giustizia UE nella sentenza alla causa n. C-695/20 del 28 febbraio 2023, ha sottolineato che la direttiva IVA stabilisce che il soggetto passivo che, nell’ambito di una prestazione di servizi, agisce in qualità di intermediario in nome proprio, ma per conto di terzi, si presume essere il prestatore di tali servizi. Detto in altre parole, è corretto che il soggetto passivo debba essere considerato il prestatore di servizi, ai sensi della direttiva IVA, per cui l’obbligo non ricade solo sul 20% di commissioni ma sul totale delle somme.
Quali sono le implicazioni per i performer italiani? L’obbligo di assolvimento dell’imposta grava, in tale scenario, ESCLUSIVAMENTE sulla Fenix International e non sui singoli utenti. Di conseguenza, l’unico obbligo degli utenti sarà quello di fatturazione di una OPERAZIONE NON SOGGETTA ex articolo 7-ter comma 1 lettera a) del DPR n. 633/72. In definitiva, non andrà addebitata alcuna IVA e l’operazione si concluderà per l’operatore italiano con l’emissione della semplice fattura.
Vincenzo D’Anzica
Dottore Commercialista e Revisore Contabile