
Lavoro irregolare nelle palestre dilettantistiche: maxi-sanzioni e prime conseguenze della riforma dello sport
In seguito all’entrata in vigore della Riforma dello Sport (D.lgs. 36/2021 e successive modificazioni), che ha profondamente innovato la disciplina del lavoro sportivo, la Guardia di Finanza ha avviato una serie di controlli mirati nel settore dilettantistico, in particolare presso associazioni sportive operanti nella provincia di Viterbo.
Le ispezioni, effettuate nei confronti di cinque realtà attive nel settore del fitness e delle attività motorie, hanno rilevato numerose violazioni in materia di lavoro e sicurezza, sfociate in sanzioni complessive pari a circa 850.000 euro.
Tra le principali irregolarità accertate:
- 91 lavoratori completamente in nero, impiegati in assenza di qualsiasi formalizzazione contrattuale o comunicazione agli enti previdenziali;
- 70 lavoratori “in grigio”, ovvero soggetti con forme contrattuali solo apparentemente regolari, ma non coerenti con le modalità effettive di svolgimento della prestazione;
- 242 violazioni relative al Libro Unico del Lavoro (LUL), per un importo sanzionatorio pari a oltre 50.000 euro;
- pagamenti in contanti ai dipendenti, in violazione dell’obbligo di tracciabilità sancito dalla legge 205/2017 (sanzioni per circa 190.000 euro);
- omissione della richiesta del certificato del casellario giudiziale per soggetti operanti con minori, con ulteriori sanzioni pari a circa 200.000 euro.
Questi interventi si collocano all’interno di un piano di verifica della corretta applicazione delle disposizioni introdotte dal nuovo assetto normativo, che mira a rafforzare la tutela del lavoratore sportivo e a contrastare le forme di elusione contributiva che avevano caratterizzato il settore dilettantistico negli anni passati.
La riforma del lavoro sportivo: obblighi e vulnerabilità
L’articolo 25 del D.lgs. 36/2021 definisce lavoratore sportivo chiunque, in favore di un ente sportivo, svolga – dietro corrispettivo – attività riconducibile alle finalità sportive, siano esse di tipo tecnico, didattico o gestionale.
Il legislatore ha previsto tre modalità contrattuali possibili: rapporto subordinato, lavoro autonomo, collaborazione coordinata e continuativa.
A partire dal 1° luglio 2023, tutti i rapporti di lavoro sportivo devono essere comunicati preventivamente attraverso il Registro Nazionale delle Attività Sportive Dilettantistiche (RASD), che ha sostituito il precedente registro CONI.
Tra gli adempimenti principali a carico di ASD e SSD rientrano:
- la regolarizzazione dei rapporti lavorativi in forma compatibile con l’attività effettivamente svolta;
- l’obbligo di corrispondere i compensi tramite strumenti tracciabili;
- la richiesta del casellario giudiziale per soggetti che hanno contatti con i minori (art. 25-bis del D.P.R. 313/2002).
Conclusioni: un settore in transizione
I risultati dell’operazione condotta nel Viterbese testimoniano la necessità, per gli enti sportivi, di un adeguamento tempestivo e sostanziale alle nuove regole. Il ricorso a modelli contrattuali inadeguati o la mancata osservanza delle norme sulla sicurezza e la tracciabilità espongono le ASD e SSD a sanzioni rilevanti, non solo sotto il profilo economico ma anche reputazionale.
Alla luce di ciò, assume un ruolo sempre più centrale l’intervento del professionista esperto in diritto del lavoro sportivo, che può affiancare le strutture nella gestione:
- della qualificazione dei rapporti;
- della pianificazione contrattuale coerente con la normativa;
- del monitoraggio degli obblighi verso lavoratori e pubbliche amministrazioni.
La riforma, se da un lato impone nuove regole, dall’altro offre strumenti chiari per la costruzione di un settore sportivo più sostenibile, equo e professionale.
Vincenzo D’Anzica
Dottore Commercialista e Revisore Contabile